sabato 24 marzo 2012

Cioccolata, dove sei?!

E arrivi lì. Tanta gente. Troppa gente. Quasi quasi vai in panico: la paura di essere derisa e non accettata per motivi immaginari, per motivi che stanno solo nella tua testa, si fa sentire.
Ma tu, ormai abituata, fai finta di niente. Tu copri questo fottuto disagio interiore che senti da anni. Che senti ogni cazzo di volta che esci di casa.
Chiacchieri con chi trovi. Sorridi. Giochi con i capelli. Sì, con quei capelli che non stanno mai al loro posto. E se quel gruppetto ti stesse guardando proprio per i tuoi orribili capelli? Ci hai mai pensato? Paranoica. Sei solo una paranoica.
E il momento poi arriva. Ti giri, così, per caso, come se una voce ti avesse detto di farlo. E lo vedi. "Ciao". Perchè non puoi dirgli nient'altro. Non siete così tanto in confidenza. Un saluto basta e avanza. Ti giri dall'altra parte, giustamente, per nascondere il viso, diventato all'improvviso di un rosso acceso. Le senti le gambe che tremano, vero? Ti sta venendo il magone, non è così?
Scopri che avete altre persone in comune.
Per non fare capire al mondo circostante in che situazione ti trovi, cominci a ridere per qualsiasi cosa. Cominci con quella tua fastidiosa e fin troppo rumorosa risata controllata. Saluti altra gente, ridi scherzi parli. Di cosa, poi? Di che cazzo parli con quella gente? Dio, sono discorsi talmente inutili che neanche te li ricordi. Hai ripetuto le stesse frasi per tre ore buone e, nonostante questo, non hai immagazzinato nulla nella tua testa. Neanche un ricordo. Neanche uno.
Ormai per te è indispensabile. Lo cerchi ovunque, cerchi il suo sguardo, ma allo stesso tempo non lo vuoi. Lui deve capire che a te non te ne importa una beneamata nespola, anche se è palese il contrario. E ti lamenti. Ti  lamenti raccontando ai tuoi amici cosa ti disturba. Lo fai inutilmente, sai? Sì, perchè quelle persone non sono lì per ascoltarti. Nessuno è lì per ascoltare gli altri.
In quella piazza c'era un mare di persone, ma la solitudine regnava comunque indisturbata. Triste.
Ed eccola lì, che lo abbraccia. E ad un tratto il tuo folle istinto omicida emerge dalla profondità del tuo animo, ma riesci a bloccarlo. No, non esce. Non può uscire. Non puoi dimostrarti gelosa ed incazzata. Non ne hai il diritto. Dopotutto non è colpa sua. Neanche tua, per carità. Ma non devi essere incazzata. Quanto avresti voluto essere stretta tu fra quelle braccia. Oh signore, l'abbraccio di un uomo, quanto ti manca. Certamente, hai ricevuto molti abbracci da amici e amiche, ma non è lo stesso.
Troppe persone. Troppi ricordi. Il sonno arriva. La fame. Le lacrime, invece, faticano ad uscire.
Cioccolata, mi servi. Compari.